«Il senso comune è […] la “filosofia dei non filosofi” cioè la concezione del mondo assorbita acriticamente dai vari ambienti sociali e culturali in cui si sviluppa l’individualità morale dell’uomo medio».
Così Antonio Gramsci (Quaderno 24) sull’ossessionante e beota slogan dei nostri grami tempi.
Bisognerebbe partire da qui, da una radicale critica di queste banalità, riscoprendo la dignità del pensiero critico, del sapere, del confronto tra idee e dati. L’alfiere del “buonsenso” fattosi Istituzione è stato il sen. Matteo Salvini, con la complicità più o meno senziente del Movimento 5 stelle.
L’asse portante del programma politico ed elettorale sin dalla campagna del 2018 è stato il «buonsenso». La “nuova” Lega guidata da Salvini ha preteso di promuovere la rivoluzione del buonsenso, un ossimoro mascherato con le sembianze del partito pragmatico.
Il buonsenso non è una categoria politica. È una banalità che diventa ideologia nel vuoto pneumatico di ideali e proposte e di contrappesi in grado di contrastare tali falsità. La storia delle dottrine politiche non annovera testi sul buonsenso, utile ad addomesticare appetiti facili, ed a superare l’incompetenza e l’incapacità di proposte fattibili, realistiche, circostanziate.
Le frasi/proposte politiche solo apparentemente di buonsenso, celano in realtà non «comuni» proposte più o meno condivisibili, e «assennatezza, criterio, equilibrio, giudizio, oculatezza, praticità, senno, spirito pratico». Le proposte della Lega di Salvini sono solo apparentemente «normali», ma nella loro banalità, e nel perseguire “luoghi comuni”, contengono altro, soprattutto in chiave anti-immigrazione, ovvero anti-diverso: «che lo Stato garantisca 280 euro al mese per un disabile e 1.000 euro al mese per una cooperativa che fa i soldi con gli immigrati», sarebbe una “presunta” pratica da condannare e biasimare per Salvini, sebbene questi non riporti nessun dato comparato per suffragare tale frase.
Complice la debolezza complessiva del sistema di informazione, quasi nessuno ha chiesto conto delle proposte avanzate e delle frasi apodittiche. Come direbbe Rainer Lepsius lo slogan unisce «vuoto di contenuto e fermezza imperativa».
Il disegno di espansione culturale, di egemonia, di legittimazione dell’avversione per lo Stato e ciò che rappresenta in quanto comunità, è chiaro nelle finalità della Lega Nord. Il progetto o programma del sen. Salvini è sbagliato, inefficace e inefficiente. Con questa realtà però bisogna confrontarsi per risalire la lunga china del baratro civile, sociale e politico in cui versa l’Italia. Certo non solo per de-meriti di Salvini, ci mancherebbe. Continua a leggere