A cosa servono le elezioni?

commento al volume di Van Reybrouck 

Il titolo è fuorviante, Contro le elezioni. Il sottotitolo è errato, Perché votare non è più democratico. Il volume non è un pamphlet “contro le elezioni”, perché non è la tesi sostenuta da Van Reybrouck (autore sempre da Feltrinelli di Congo). Il quale non lo fa né dal punto di vista politico e teorico né sul piano empirico. L’argomento centrale è che esista uno scollamento crescente tra i cittadini/elettori e la democrazia.

L’asse portante del volume è un malcelato attacco alla Democrazia. Nulla di innovativo quanto a critiche al regime anelato da milioni di esseri umani per decenni, o addirittura a volte secoli. Questo punto rappresenta al contempo un chiaro elemento di debolezza dell’argomentazione, stante la longeva critica democratica cui il testo non aggiunge spunti, e il filone promettente di argomentazione, almeno potenziale. Manca l’affondo, la critica argomentata e “definitiva” al regime democratico. Di cui evidentemente le elezioni non sono che solo un aspetto, sebbene cruciale.

Inoltre sostenere che “votare non è più democratico” manifesta una distorsione analitica e concettuale, tanto nel merito quanto in prospettiva storica. I sistemi elettorali sono costruzioni umane di impianto politico-giuridico e come tali passibili di critiche e migliorie. La “bontà” di un sistema elettorale dipende dall’obiettivo che il legislatore si pone. Non ne esistono di “migliori” o di “peggiori” in assoluto, ma tali caratteristiche sono da considerare in relazione agli scopi.

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