Chi dice organizzazione dice oligarchia. Cambiamenti del Movimento 5 stelle.

Per lo scorcio del 2017, e a futura memoria, consiglio lettura del capitolo Passarelli-Tronconi-Tuorto nel volume curato da P. Corbetta (Il Mulino).
qui un’anteprima

Che partito?
partitiChi dice organizzazione dice oligarchia. La celebre frase di Robert Michels [1966: 523; ed. orig. 1911] rappresenta la summa della teoria che l’autore tedesco avrebbe voluto assumesse forma di legge sociale per tutte le organizzazioni, e in particolare per i partiti politici, e ben riassume la contraddizione che governa il Movimento 5 stelle (M5s). Un partito che ha tratti precipuamente leaderistici, personalistici, aziendali, ma anche un forte accento sulla democrazia interna e la partecipazione, l’assenza di gerarchia e l’orizzontalità dei rapporti interni («uno vale uno»). A seconda di come si interpretano queste caratteristiche, il M5s rappresenta un ossimoro irrisolvibile, destinato ad implodere o, al contrario, un’esperienza organizzativa originale e innovativa rispetto ai partiti «classici», destinata a fare scuola e ad essere replicata altrove. Il presente capitolo si propone di far luce sulla natura organizzativa del M5s, analizzando le contraddizioni che lo caratterizzano fin dalla nascita.

Osservare l’evoluzione e analizzare i dilemmi del M5s è particolarmente utile in questa fase. Per tutti i partiti il momento dell’istituzionalizzazione, quando si solidificano e si formalizzano le strutture gerarchiche e i rapporti di forza interni è un passaggio delicato e decisivo, oltre che il passaggio in cui agisce con maggior forza la «legge ferrea dell’oligarchia» citata in apertura. Le domande cui il capitolo offre una risposta sono le seguenti: che tipo di partito è il Movimento 5 stelle? Possiamo rintracciare al suo interno elementi organizzativi presenti in altri partiti o la sua esperienza è totalmente innovativa? E quanto è riuscito a realizzare dell’ideale che ne ha fatto muovere i primi passi, quello di rivoluzionare il modo di fare politica nelle democrazie rappresentative, «riconoscendo alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi»?

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